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Pensioni e calo delle nascite: perché dobbiamo preoccuparci

Aggiornamento: 22 apr 2020

Gli ultimi dati Istat parlano chiaro: in Italia per ogni 100 residenti che muoiono ne nascono solo 67. Dieci anni fa erano 96: la popolazione italiana è sempre più vecchia, le persone non fanno figli e la situazione continuerà a peggiorare nei prossimi anni.


Ma perché noi giovani dovremmo essere i primi a preoccuparci di questo fenomeno?


Cominciamo dalle pensioni. Ecco come funziona in Italia: chi lavora versa parte del proprio stipendio all'Inps sotto forma di "contributi" che gli saranno restituiti quando non lavorerà più. Ma i contributi versati dai lavoratori ogni mese non vengono messi da parte: servono a finanziare le pensioni degli anziani. Ecco perché è importante che ci sia un equilibrio tra il numero di lavoratori e il numero di pensionati.

Se ci saranno sempre più anziani e sempre meno lavoratori, chi pagherà le nostre pensioni quando saremo vecchi?


1. GLI ANZIANI VIVONO DI PIU' Il sistema pensionistico sta andando in tilt proprio perché il calo delle nascite è accompagnato da una aspettativa di vita sempre più alta: non solo nascono meno bambini, ma gli anziani vivono molto di più rispetto a una volta. Se un lavoratore negli anni '70 andava in pensione a 60 anni e viveva fino a 80 (stima ipotetica), lo Stato gli doveva pagare la pensione per 20 anni. Invece un pensionato di oggi vive fino a 85 anni, quindi lo Stato gli deve pagare la pensione per molto più tempo: avrà bisogno di più contributi da parte dei lavoratori. Peccato che i lavoratori siano sempre di meno (e con stipendi sempre più bassi rispetto a un tempo). Ecco quindi che: - o si diminuiscono le pensioni - o si va a lavorare più tardi - o lo Stato deve pagare di tasca sua un buco sempre più grande.

2. GLI ANZIANI NON PRODUCONO RICCHEZZA MA CONSUMANO RISORSE Gli anziani non lavorano e non producono ricchezza, quindi non contribuiscono, se non in minima parte, al Pil del Paese. Anzi, lo Stato usa una consistente percentuale del proprio Pil proprio per pagare le loro pensioni. Per non parlare delle spese sanitarie: gli anziani hanno mediamente bisogno di molte più cure dei giovani, e quindi pesano di più sul sistema sanitario pubblico.

Quindi più anziani ci sono, più aumenta il debito pubblico, mentre la produttività del Paese, e quindi il Pil, continua a decrescere perché ci sono sempre meno giovani lavoratori e quelli che ci sono hanno stipendi sempre più bassi.


E come sapete il rapporto tra debito pubblico e PIL deve rimanere entro certe soglie se si vuole continuare a far parte dell'Unione Europea. Di conseguenza, lo Stato dovrà tagliare la spesa in altri settori, e potrà investire sempre meno in tutto quello che fa crescere il Paese: l'istruzione, la ricerca, l'innovazione, le imprese... Il sistema economico rischia così di andare in collasso.

Se pensate che già oggi investiamo poco in questi campi, pensate che secondo l'Inps nel giro di 20 anni la spesa pensionistica raddoppierà.


UNA PICCOLA RIFLESSIONE Promettere agli elettori riforme per andare in pensione prima è un modo facile per raccogliere consensi. Così come aumentare l'età pensionabile è il modo più immediato per essere odiati dall'intero Paese (vi ricordate la legge Fornero? E le proteste di questi mesi in Francia?).

Eppure non possiamo non pensare al futuro del nostro Paese.


Ecco cos'è emerso da un recente sondaggio di una trasmissione televisiva:


Ovviamente non è giusto vedere gli anziani come un peso per il Paese. Ma quando è giusto diventare anziani? L'attuale aspettativa di vita, tasso di natalità e tasso di occupazione non sono conciliabili con l'età pensionabile dei nostri genitori o nonni. Purtroppo i numeri parlano chiaro: se non riusciamo a invertire gli equilibri demografici del nostro Paese, tra pochi anni l'attuale sistema pensionistico non sarà più sostenibile.

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