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Il problema dei prestiti garantiti alle imprese

Con il decreto emanato ad aprile, il governo Conte ha stanziato circa 750 miliardi di euro per sostenere l’economia del Paese durante l’attuale periodo di profonda crisi, ma come sono stati distribuiti?

Ai liberi professionisti è stato concesso un bonus di 600 euro per il mese di aprile che, probabilmente, diventeranno 800 nel mese di maggio. Alle imprese è stata concessa la possibilità di richiedere prestiti alle banche con la garanzia dello Stato: in questo modo, qualora un’impresa non possa garantire alla banca il pagamento del proprio debito, sarà lo Stato stesso ad elargire la somma necessaria all’istituto di credito. In particolare, per le piccole imprese (meno di 50 dipendenti), la concessione di tali prestiti viene garantita al 100% dal Fondo per le PMI (Piccole Medie Imprese). I prestiti avranno un importo massimo di 25 mila euro, una durata di sei anni e saranno rimborsati soltanto a partire da 24 mesi dal momento della concessione. Questo dovrebbe essere il più immediato e conveniente dei vari interventi del governo. Le imprese di dimensioni medie che avranno bisogno di prestiti maggiori possono richiedere, invece, una garanzia del 90 per cento su prestiti fino a 5 milioni di euro. Altre garanzie saranno erogate alle imprese più grandi per periodi di tempo più brevi.

Ma che impatto hanno queste garanzie? In primo luogo questa tipologia di finanziamento rappresenta un notevole aiuto per tutte le imprese sul lastrico, in serie difficoltà, costrette alla chiusura o a licenziare i propri dipendenti. In secondo luogo, anche le imprese sane dal punto di vista finanziario possono sicuramente trarre vantaggio da questa manovra. A tal senso, è bene sottolineare come una di queste garanzie conceda la sostituzione di un prestito già esistente per un nuovo prestito, con tassi di finanziamento minori (tra 0,2 e 0,4 punti percentuali) e con copertura dello Stato dell’80%. La sottoscrizione di un nuovo prestito giova alle imprese, che vedranno condizioni più vantaggiose di finanziamento, e alle banche, che vedranno azzerato il rischio di insolvenza dei nuovi prestiti erogati. Troppo bello per essere vero? Prestiti pronti ad essere ripagati dallo Stato sembrano quasi un sogno. Eppure, per molte aziende italiane continuano ad esserlo a causa delle procedure burocratiche. Secondo i dati resi noti dal Codacons, sulle 301 filiali contattate dall’associazione ben 171 (ossia il 56,8% del totale) non sono state reperibili, mentre sono state riscontrate numerose incongruenze rispetto al decreto con quelle che hanno fornito informazioni. A seguito di queste scoperte, l’associazione ha deciso di esporre denuncia nei confronti di Banca d’Italia e di 15 istituti di credito. Il comportamento delle banche porta le imprese a perdersi nei labirinti di documenti, aggiuntivi e non previsti dal decreto, volti a rendere la richiesta del credito solo più lunga e burocratica. D’altro canto, però, le banche rivendicano che, secondo il decreto, il prestito non è esigibile direttamente da loro, ma deve essere lo Stato a concedere ed approvare ogni singola richiesta. Questo ha reso la pratica ancora più estenuante.

Ma ci sono anche dei rischi?

Da una parte il rischio per lo Stato. Il totale dei crediti nei confronti delle banche ammonta, oggi, a circa 700 miliardi di euro e difficilmente, dati i notevoli aspetti positivi che attirano l’interesse di imprese più o meno in difficoltà, lo Stato si ritroverà a sborsare “solo” la quota prevista dal decreto per tale manovra.

Dall’altra parte le banche temono ripercussioni penali. Le dichiarazioni rilasciate da rappresentanti della Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) e dell’Abi (Associazione Banca Italiana) evidenziano che le banche e i consigli di amministrazione delle imprese rischiano l’accusa di bancarotta se viene erogato un prestito quando sia gli indicatori sia lo stato di crisi suggerirebbero di non concederlo.


È vero che il fattore chiave della manovra è la garanzia dello Stato, che risponde dei debiti al posto delle imprese, ma banche e imprese rischiano di rispondere del reato di bancarotta in seguito alla dichiarazione di fallimento.

Certamente ci sarà molto altro da discutere sulla faccenda. Per aiutare tutte le imprese che sono in difficoltà a far ripartire l'economia, bisognerà trovare un meccanismo efficace che motivi in qualche modo le banche ad elargire i prestiti richiesti, sollevandole dai rischi che adesso impediscono al sistema di funzionare.

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