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Da cosa dipende il prezzo del petrolio?

Aggiornamento: 1 ago 2020

In questi giorni si è sentito parlare molto di petrolio, perché il prezzo del US WIT oil (una varietà di petrolio americana) è sceso a -40$. Ma cerchiamo di capire cosa vuol dire, e soprattutto da cosa sono governati questi prezzi.



Il petrolio è una commodity

Cos'è una commodity? È un prodotto uguale in tutto il mondo e che viene scambiato in un mercato globale. Altre commodities sono per esempio oro, argento e rame. Queste vengono spesso considerati beni “sicuri”, in quanto hanno un valore intrinseco e subiscono meno fluttuazioni di prezzo rispetto alle azioni.


Ma chi produce il petrolio? I più grandi produttori di petrolio al mondo sono USA, Russia e Arabia Saudita. Quest’ultima fa parte dell’OPEC, una confederazione di stati che si pone l’obiettivo di contrastare la produzione americana attraverso accordi sul numero di barili da produrre per ogni stato membro. Fanno parte dell’OPEC anche paesi come l’Iran, l’Iraq e il Venezuela.

Secondo la legge della domanda e dell'offerta, aumentando le quantità di barili di petrolio se ne abbassa il prezzo, mentre diminuendo le quantità si tiene il prezzo più alto. Accordandosi sulle quantità da produrre, gli Stati dell'OPEC riescono quindi a controllare i prezzo di tutto il petrolio del loro mercato.


La guerra dei prezzi


Lo scorso dicembre, la Russia e l’OPEC si sono accordati per tagliare la produzione fino a marzo. Finito il periodo, questo accordo non è stato rinnovato e ad aprile la produzione è aumentata di nuovo. Eppure in queste settimane, a causa del coronavirus, la domanda di petrolio si è abbassata sensibilmente, visto che la gente non si sposta più e molte fabbriche sono chiuse.


Domanda bassa + quantità alte = il prezzo del petrolio è crollato in tutto il mondo.


Inizialmente l'OPEC aveva deciso di non abbassare le quantità prodotte per innescare una vera e propria guerra dei prezzi, scoraggiare la produzione negli Stati Uniti e - potenzialmente - portare al fallimento le aziende americane. Alla fine ha accordato un taglio del 10% dei barili, ma non è stato sufficiente per prevenire il crollo dei prezzi.


Il prezzo del petrolio americano è quindi crollato vertiginosamente.


Ma perché proprio americano? Una riduzione del prezzo colpisce negativamente tutti i paesi produttori, ma sono i paesi con i costi di produzione maggiori, come gli USA, che ne soffrono maggiormente. Questi ultimi, infatti, hanno metodi di estrazioni (fracking) più costosi e il petrolio che producono (shale oil) risente maggiormente dei prezzi bassi rispetto a quello di altre nazioni (dove si produce crude oil). Inoltre, il petrolio estratto in mare gode di una maggiore capacità di stockaggio grazie all’uso delle navi. Questo spiega in parte la differenza tra gli indici US WTI e il Brent, comunemente usato in Europa.


Risposte alle domande più frequenti


Se la domanda si ferma, non si può fermare completamente la produzione? No, perchè richiederebbe processi lunghi, complicati e costosi, per cui i paesi produttori preferiscono una perdita temporanea piuttosto che fermare la produzione. La situazione è aggravata dalle capacità di stockaggio (cioè di immagazzinamento del petrolio) globali, si stanno esaurendo e in particolar modo negli USA. Il più importante sito in America, il Cushing in Oklahoma, dovrebbe raggiungere la massima capacità la settimana prossima.


Ma perché questo calo improvviso? La scadenza delle futures di maggio in concomitanza con il raggiungimento del limite di stockaggio ha portato alla vendita di nuove futures (contratti di vendita in un momento futuro ad un prezzo stabilito adesso) del petrolio americano proprio per evitare la consegna di barili non avendo possibilità di stockaggio. Questa vendita ha aumentato l’offerta e diminuito il prezzo fino a territori negativi, in cui si può essere pagati pur di toglierlo dalle mani di chi ne aveva troppo.


Che effetto avrà sul prezzo della benzina? Il prezzo della materia prima (cioè il petrolio) influisce solo sul 20% del prezzo finale della benzina. Il 65% è rappresentato invece dalle accise governative, e il 10% dal margine lordo che dipende dai passaggi intermedi di produzione. Ecco perché la variazione del prezzo del petrolio non determinerà alcun cambiamento drastico.


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